MG 1971
Oggi desidero parlarvi di un problema molto diffuso tra gli studenti di canto: la confusione tra appoggio e sostegno.
Spesso vengono a chiedermi aiuto giovani cantanti, da ogni parte d’Italia, che hanno studiato per anni il canto lirico cambiando spesso insegnanti durante il percorso. Tutti sono confusi, smarriti; alcuni sono disperati, perchè dopo cinque o sei anni di studio non riescono a trovare un corretto accordo pneumofonico,non hanno capito come devono respirare e cosa devono fare i muscoli addominali durante l’inspirazione e l’espirazione. Alcuni non riescono a capire qual è il proprio repertorio , restano senza voce dopo aver cantato o avvertono spinta o dolore a livello laringeo, o avvertono la voce “sporca” . Alcuni hanno anche problemi di intonazione, altri “schiacciano” i suoni dal passaggio in poi, mentre altri ancora “gonfiano” i suoni centrali e poi non riescono a “salire” sugli acuti.
La  maggior parte di loro si rende conto che c’è qualcosa che non va, ma non riesce a capire bene cosa sia.
Ma nel 90% dei casi tutti i problemi hanno origine proprio nella mancata comprensione della respirazione e dei concetti di appoggio e sostegno.
Insomma, situazioni davvero difficili e molto complesse, che non si possono risolvere in un paio di lezioni, e neppure in un paio di mesi. Per correggere i difetti acquisiti in anni di studio in genere è necessario almeno un anno. Il corpo e i muscoli hanno una memoria, il cervello con le sue sinapsi ha una memoria, e certi atteggiamenti e certe “abitudini” hanno bisogno di tempo per essere dimenticate e “annullate”.
Bisogna armarsi di pazienza e di forza d’animo.
Ciò che mi stupisce sempre quando mi trovo davanti a uno di questi studenti  per la prima volta e lo ascolto cantare è la totale incoscienza in merito all’argomento “respirazione”, cioè in merito alla base della tecnica del canto lirico. E’ davvero sconcertante. Questi ragazzi ignorano le regole cardine dell’appoggio e del sostegno, perchè nessun insegnante le ha mai spiegate, nè  li ha fatti esercitare in tal senso.
Come è possibile ?
Per quanto mi riguarda io dedico il primo anno di insegnamento ad un “neofita” solo allo studio della respirazione, agli esercizi inerenti la muscolatura diafframatico intercostale e alla muscolatura addominale.
Questo primo “step” è assolutamente necessario per fornire all’allievo gli strumenti basilari, l’A, B, C su cui potrà costruire il suo futuro artistico.
Come scrive il foniatra Franco Fussi:
“Quello che viene definito genericamente “appoggio” è da intendere come una tecnica complessa nelle quale due componenti muscolari sono funzionalmente distinguibili. L’ appoggio propriamente detto, è quella condizione che, a fine inspirazione, permette il controllo del diaframma nel suo mantenimento verso il basso e nel suo “allargamento”, tramite l’azione di muscoli intercostali esterni che mantengono ampio il suo perimetro (come la pelle di un tamburo ben tirata). Essi ne controllano la spontanea tendenza a risalire, facendo sì che il ritorno non sia intempestivo ma legato alle esigenze dinamiche dell’emissione (piani, forti, acuti, gravi, ecc). Questa metodica di controllo è quanto viene esaltato nei dettami pedagogici dello “spingi in basso e in fuori” o del “sedersi sul fiato”. Ma, per definizione, se ci appoggiamo su qualcosa è perché c’è qualcosa che ci sostiene, e più ci si rende conto di essere sostenuti più si sta comodi nello stare appoggiati. Ecco perché, già all’inizio del canto, oltre alle prevalenti componenti di appoggio, è presente -fin dall’attacco del suono- un grado minimo di sostegno, che permette, per così dire, di potenziare le sensazioni di comodità dell’appoggio stesso”.
La moderna foniatria spiega in modo scientifico ciò che da secoli era già spiegato, in altro modo e con altre parole, nei trattati di canto a partire dal 600 in poi.
D’altra parte si può avere una bella voce, ma senza la tecnica giusta non si arriva da nessuna parte.
Anche il repertorio e la classificazione di una voce sono strettamente legati alla tecnica. Quando si raggiunge il giusto equilibrio muscolare e il giusto accordo pneumofonico, la voce va naturalmente nella sua “zona d’elezione” e si manifesta pienamente con una perfetta qualità e quantità di armonici.
E’ inutile tentare di ingabbiare la voce in un repertorio o in una tessitura prima che il controllo tecnico sia avvenuto.
Sarà solo un’inutile e spesso dannosa forzatura.
La tecnica viene prima di tutto. E grazie alla tecnica si preserva anche l’organo vocale.